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Il difficile equilibrio nella gestione delle adozioni

La splendida Aula Magna del Tribunale per i Minori di Roma ha ospitato un convegno sulle adozioni nazionali ed internazionali organizzato dalla sezione ‘Roma Tevere’ della FIDAP, Federazione Italiana Donne Arti Professioni.

 

La splendida Aula Magna del Tribunale per i Minori di Roma ha ospitato un convegno sulle adozioni nazionali ed internazionali organizzato dalla sezione ‘Roma Tevere’ della FIDAP, Federazione Italiana Donne Arti Professioni.

All’incontro hanno partecipato varie personalità in rappresentanza di organismi privati e strutture pubbliche, per analizzare le difficoltà e le prospettive esistenti.

Spiccavano i nomi del presidente del Tribunale per i Minori di Roma, Magda Brienza, del magistrato Carmela Cavallo, presidente della Commissione per le Adozioni Internazionali, di Maria Burani Procaccini (Forza Italia), presidente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia dal settembre 2001, dell’avvocato Romolo Reboa, direttore di InGiustizia.

Determinante anche il contributo di vari operatori del settore, sia nel settore pubblico che privato. Le difficoltà e le prospettive analizzate nel convengo risiedono nel lungo iter che porta la famiglia italiana fino all’adozione, sia essa nazionale o internazionale.

Si tratta di una procedura disciplinata tenendo conto del difficile equilibrio tra le posizioni delle coppie desiderose di adottare e le tutele per i fanciulli; una procedura che si rivela talvolta complessa e delicata, ed in cui interagiscono, secondo le diverse fasi, vari soggetti: la coppia che ha offerto la disponibilità all’adozione, il Tribunale per i Minori, i servizi socio-assistenziali degli enti locali, la Commissione per le Adozioni Internazionali, gli enti autorizzati, le autorità estere e, naturalmente, il bambino.

Sono state denunciate carenze di alcune strutture preposte che dovrebbero essere superate al più presto.

Sotto le critiche è finito soprattutto il funzionamento dei Tribunali per i minorenni, per problemi addebitabili in special modo alla carenza di risorse umane e finanziarie e, forse, ad una parallela mancanza di digitalizzazione dei procedimenti.

Sul fronte delle tutele per i bambini, specialmente nel contesto delle adozioni internazionali (sempre più rilevante), i risultati sembrano decisamente positivi ed incoraggianti. Il sistema di adozioni italiano ha sostanzialmente ‘passato l’esame’, anzi si è dimostrato uno dei più validi a livello mondiale.

Qualche ombra rimane invece sull’incidenza di tutto il lungo procedimento sulle situazioni delle coppie desiderose dell’adozione, come segnalato dall’avvocato Reboa. In effetti, è stato rilevato che soprattutto nel corso delle indagini iniziali dei servizi socio-assistenziali locali (che poi portano, secondo i casi, all’emanazione da parte del Tribunale per i Minori di un decreto di idoneità o di un decreto attestante l'insussistenza dei requisiti all’adozione), le famiglie subiscono pesantemente gli effetti di tali esami, seppure questi siano doverosi per la tutela dei bambini. Ciò sembra dovuto prioritariamente al fatto che le coppie desiderose di adozione hanno già vissuto un trauma, proprio quello che spesso determina la loro scelta: l’impossibilità di avere figli in maniera naturale o perfino in seguito ad appositi trattamenti, per soddisfare il naturale sentimento di genitorialità.

Un approccio più delicato nei riguardi delle coppie sembra dunque il dato da prendere in considerazione, insieme a quello delle risorse per i Tribunali per i Minori, per una messa a punto dell’intera procedura di adozione.